ASPI intervista il Vigneron…. Stefano Mancinelli 

Terra bagnata dal mare Adriatico ad est, protetta dagli Appennini ad ovest, attraversata da diversi corsi fluviali e un territorio prevalentemente collinare e montuoso.
Così, morfologicamente, si presenta la regione Marche, conosciuta dagli appassionati di vino grazie al Verdicchio e importanti uve rosse locali. Da secoli produttrice di vino, secondo analisi al carbonio 14, i primi documenti risalgono all’ VIII secolo a.C., dimostrando la coltivazione della vite nel territorio marchigiano da tribù piceno-sannitiche.

Simbolo dell’enologia regionale è sicuramente il Verdicchio, dei Castelli di Jesi e di Matelica, che negli ultimi decenni sta facendo bella mostra di sé, affiancato da vini locali storici come la Vernaccia di Serrapetrona, il Lacrima di Morro d’Alba, il Rosso Conero e i vini di Offida.

I vini rossi delle Marche sono dei veri gioielli dell’enologia italiana, ogni singolo vino ha il suo profilo organolettico unico, per cui oggi viaggeremo in questo territorio accompagnati da Stefano Mancinelli, un produttore del comune di Morro d’Alba,  artigiano del vino, con tanta esperienza e diversi anni passati a divertirsi tra i filari di un vigneto prezioso e unico nel suo genere, il Lacrima, eleggendolo simbolo distintivo dell’azienda Mancinelli.

L’azienda è specializzata nella coltivazione della vite ma anche di olivi, grazie alla zona particolarmente vocata nel marchigiano. La ricerca della qualità e l’esaltazione della tipicità dei prodotti, attraverso la cura e la selezione della produzione e i continui aggiornamenti, hanno reso Stefano un grandissimo “ambasciatore” di questa terra.

Grazie Stefano per aver accettato l’invito di ASPI, da dove inizia la storia di “Mancinelli”?

Stefano Mancinelli: Iniziò tutto con mio padre, commercialista con forte passione per il mondo enologico, produttore del proprio vino per il consumo famigliare. All’epoca era il suo “giocattolo”, e io, nel frattempo, cominciai a studiare presso la facoltà di agraria.

Conclusi gli studi, l’anno del mio ritorno al lavoro fù lo stesso in cui venne istituita la denominazione di origine “Lacrima di Morro d’Alba DOC”, (1985) evento considerato da noi come input per iniziare un fantastico viaggio insieme alla nostra azienda, trasformando l’hobby di mio padre, nel mio lavoro e passione. Posso dire di non aver mai lavorato un giorno e di essermi sempre divertito in vigna.

La parte “storica” dell’azienda è concentrata nella produzione di olio, con un frantoio di nostra proprietà dal 1878 e una distilleria in cui produciamo grappa. La produzione di olio avvenne grazie a mio nonno (inizialmente per conto terzi) e ad oggi esistono 3500 piante di ulivo di possedimento.

La produzione di vino nel 1985 si attestava intorno alle 4.000 bottiglie, oggi produciamo 150.000 bottiglie e non vogliamo produrne di più, puntiamo a conservarci!

Conservare e mantenere un livello alto di qualità, immagino.

S.M. Ci proviamo, anche se siamo sempre soggetti alla variabile clima. Quando abbiamo annate buone, il prodotto  sarà altrettanto di livello. Mi piace citare questa “battuta” ovvero: “Il bravo trasformatore è quello che non fà danni”, se si raccoglie un prodotto ottimo, grazie ad una materia di qualità ed un andamento climatico favorevole, il compito del trasformatore si limita a mantenere la qualità raccolta in vigna.

Dal territorio di Morro d’Alba, quali prodotti ha ricavato Mancinelli?

S.M.: Morro d’Alba è un territorio speciale, patria di questo vitigno autoctono, il “Lacrima”. Morro è anche uno dei comuni all’interno della Denominazione del “Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC”.

Capite bene la soddisfazione mia per i frutti che questo territorio è capace di regalare.
Ho una personale linea guida da 40 anni, ovvero “il vino deve avere il gusto e il profumo dell’uva con cui è fatto”.
Volendo valorizzare i principali due vitigni, bianco e rosso delle Marche, ho sempre seguito la purezza e prodotto vini monovarietali,  chiaramente diversificando le vinificazioni e maturazioni in bottiglia. Blend e assemblaggi non hanno mai affascinato il mio essere vignaiolo e il mio modo di produrre vino.

Riguardo al Lacrima, per chi non conosce questo vitigno, dico: una volta assaggiato e memorizzato, in un assaggio alla cieca tra altri vini rossi, questo vitigno risulta facilmente individuabile grazie a delle caratteristiche uniche e ben distinte.

Diverso il discorso che possa essere un vino apprezzato da tutti, chiaramente se fatto bene e in assenza di difetti oggettivi.

Detto questo, non è a mio avviso unicamente importante fare un vino “buono”, perché “buono” è un parametro soggettivo, quindi il processo di vinificazione e l’obiettivo finale sono indirizzati al raggiungimento della riconoscibilità e unicità del prodotto.

Per fare ciò evito assemblaggi o blend, i passaggi in legno sono assenti o molto poco aggressivi, per evitare così di far perdere le caratteristiche sensoriali proprie del prodotto.

Secondo questa filosofia, quanti e quali vini producete?

S.M.: Nel mio caso produco sei tipologie di Lacrima e 4 di Verdicchio. Partendo dal Verdicchio, abbiamo un “Verdicchio Classico” e un “Verdicchio Classico Superiore”, passando poi alla selezione “Terre dei Goti” un prodotto ottenuto da appassimento di 4 mesi del Verdicchio, per chiudere con “Stell” in versione Passito. Dal vitigno rosso, produco un macerato carbonico e, a differenza di quanto può sembrare, grazie anche ad una macerazione più lunga con estrazione di più sostanze, è un vino longevo. Dopo sette, otto anni, mantiene tranquillamente la sua tipicità.

Lacrima di Morro d’Alba DOC e Superiori sono le due versioni tipiche di questa nostra linea. Produciamo un metodo classico rosso, volendo uno spumante differente e degno del Lacrima, che possa distinguersi da altri spumanti ottenuti da uve a bacca rossa. Chiudo la linea con due vini sempre ottenuti da Lacrima, uno in versione Passito secco, con 4 mesi di appassimento, mentre il secondo è un Passito dolce, entrambi affinati in legno.

Possiamo comprendere come il vitigno Lacrima regali grandi vini, così come il Verdicchio.                         Secondo Mancinelli, questi due vitigni hanno avuto il riconoscimento giusto oppure hanno ancora un potenziale inespresso?

S.M.: La nostra uva bianca autoctona è certamente molto conosciuta ma non valorizzata dai produttori, vestita della nomea di “vino bianco da basso costo”. Sarà difficile cambiare questo trend, a causa di cantine testarde nel vendere Verdicchio a meno di 2€.

Il Lacrima è un prodotto unico, mi sento fortunatissimo ad averlo, soprattutto in un mercato di vini (estremizzando) più o meno simili, con prodotti che diventano di difficile riconoscibilità se il consumatore non  legge l’etichetta

Questo vitigno spicca con la sua tipicità e l’unico limite che abbiamo è quello di non avere le spalle abbastanza larghe, una forza che ci permette di far conoscere a tutto il mondo la Lacrima di Morro d’Alba.

Da quando nel 1985 è stata riconosciuta la DOC, gli ettari vitati erano solamente 7, arrivando oggi a circa 300 ettari certificati. Una crescita praticamente ferma per i primi dieci anni per il Lacrima, così molti produttori decisero di puntare ancora sui vari Verdicchio, Montepulciano, Sangiovese, non credendo nelle potenzialità del nostro vitigno marchigiano.

Per fortuna, grazie a persone che hanno avuto la forza di divulgarlo, farlo conoscere, a far galoppare questo cavallo, siamo riusciti a far esprimere le potenzialità di questo vitigno e molti produttori (in ritardo) hanno cercato di aggrapparsi alla coda di questo cavallo di razza.

Come vedi il futuro del vino marchigiano?

S.M: A prescindere dal concetto di qualità, un aspetto su cui lavorare parecchio è il marketing, il saper far conoscere e saper vendere il vino della regione Marche. Prendiamo ad esempio il Lacrima, che in quasi quarant’anni è certamente cresciuto, ma non abbastanza per le proprie potenzialità, causa mancata efficace comunicazione.

Vista la moltitudine di opere artistiche, il territorio da scoprire, il vino di qualità presente nella Regione, un giusto concetto di marketing fatto in maniera adeguata valorizzerebbe il Lacrima. Un vitigno prodotto a Morro d’Alba, un vino a denominazione “Lacrima di Morro d’Alba” può certamente attrarre visitatori da ogni parte del mondo, seguendo il percorso di località come Montepulciano, Montalcino, Montefalco, Barolo, che brulicano di persone dalla mattina alla sera, portando ricchezza, grazie anche al richiamo dei vitgni autoctoni.

Qualcuno potrebbe giustamente pensare “certo, parli da vignaiolo e ovviamente vuoi che vengano a visitare la tua cantina”

Vero, ma io, Stefano, rispondo: “Assolutamente, ma il visitatore una volta uscito dalla Cantina Mancinelli, dovrà pur mangiare, dovrà pur dormire, vorrà pur visitare la zona di Morro d’Alba”. Non bisogna pensare solo al denaro speso dall’ enoturista, ma alla possibilità di aumentare il valore di una determinata zona, gli edifici, case appartamenti.       È un concetto base che non deve limitarsi al solo proprio orticello, ma deve portare unione commerciale a livello regionale.

Mentre il futuro dell’azienda Mancinelli come lo vedi?

S.M. Beh, spero in maniera più rosea possibile, la mia strada l’ho percorsa e ho due figli che potrebbero continuare a scrivere questa storia, anche se uno dei due ha intrapreso una carriera da informatico, mentre l’altro fortunatamente si è avvicinato a questo mondo fatto di vigna e cantina.

L’unico problema di questo lavoro, un tempo per me vissuto come hobby e in maniera giocosa, oggi è una complessa macchina burocratica, dove il tempo per il 70/80% è impegnato alla compilazione di carte e pratiche.

Tempo, a mio avviso, sprecato, che potrebbe essere utilizzato per altre situazioni, sia da chi sta dietro alle carte, che da noi vignaioli obbligati a compilare inutili scartoffie.

 Alla parete vedo parecchi premi esposti, vuoi raccontarci qualche aneddoto e un vino a te caro?

S.M. I premi sono motivo di orgoglio, se pensiamo che ci sono voluti anche diversi anni per riceverne i primi, dovendo dimostrare di fare un prodotto meritevole, distinguibile ed apprezzato.

Mi piace guardare questi premi con soddisfazione personale, senza farne proclami giornalistici o pubblicazioni sui social, restando così fedeli alla nostra filosofia, ovvero che “i premi sono soggettivi di chi emette il riconoscimento”. Non è detto che ogni consumatore apprezzi il vino premiato, qui entra in gioco il gusto personale. In passato molte persone munite di guida e relativi premi, chiedevano senza nemmeno aver assaggiato un determinato prodotto. Chiaramente ho sempre detto “Prima lo assaggi e, se ti piace, puoi prenderne anche 36 bottiglie”. Ciò per rendere coscienti le persone a non affidarsi solamente ad un premio dal “relativo valore”, ma farsi trasportare del proprio gusto e piacere personale, del proprio palato.

Personalmente il prodotto che mi affascina di più è il passito “Re Sole” Marche Rosso IGT, una produzione non sempre costante di 8/9000 bottiglie. Non costante a causa della vinificazione particolare e uve qualitativamente non sempre all’altezza della qualità necessaria. Proprio per questo motivo non produco il passito in tutte le annate, per evitare di rovinarmi la carriera.

Qualche abbinamento adatto ai vini?

S.M.: Il Lacrima, essendo un vino profumato, si abbina bene a piatti aromatici e speziati.

Piatti della tradizione locale sono sicuramente cacciagione, coniglio e porchetta, piatti come il brodetto di pesce.

I dolci secchi si sposano con il passito “Re Sole” , mentre accosterei il Passito di Verdicchio a dolci al cucchiaio e creme, o formaggi erborinati.

Una chiacchierata divertente con Stefano, una persona squisita, gentile e pacata.

ASPI ringrazia Mancinelli Vini per il tempo concessoci.

Di seguito i recapiti per coloro che volessero assaggiare i prodotti:

Mancinelli Vini

Via Roma, 62

60030 Morro D’Alba (AN)

Tel. 0731 63021

Email : info@mancinellivini.it

stefano@mancinellivini.it

Ringraziamo i lettori e auspichiamo di averli fatti divertire in questo viaggio tra Lacrima e Verdicchio.

Alla prossima lettura con ASPI Sommelier Italiani.

Buon vino a tutti.

Intervista a cura di  Simone Della Torre

 

 

 

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