ASPI intervista “RESOM” con Tommaso Moser

In questo viaggio, vi diamo il benvenuto nel cuore delle Alpi, terra di paesaggi mozzafiato e avventure nella natura e nello sport. Le imponenti  vette delle Dolomiti e delle Alpi Retiche catturano lo sguardo di chiunque si avventuri in queste terre. Piste da sci, sentieri, corsi d’acqua sono il palcoscenico perfetto per chi ama lo sport. E dopo una lunga giornata di sport e attività all’aria aperta, il turista può deliziare il proprio palato con formaggi locali, canederli con polenta, mele e vini pregiati.
Sì, in questa lettura vi portiamo in Trentino Alto Adige, non potremo (purtroppo) ammirare le montagne e mangiare i canederli accompagnati da un ottimo Lagrein, ma ci proveremo lo stesso a farvi divertire con l’aiuto di un po’ di fantasia.
Andremo a scoprire una cantina giovane ma con una strada ben delineata, idee innovative e molto chiare.

Diamo Il Benvenuto a Tommaso Moser dell’azienda Resom.

Tommaso, raccontaci la nascita e la storia della vostra azienda

Tommaso Moser: Le attività agricole iniziarono intorno agli anni ’60 grazie alla volontà di mio nonno e successivamente mio padre. Inizialmente, meleti (convertiti a vigna intorno agli anni ’90) e vigne erano i protagonisti, ma la produzione di uva era destinata alla vendita a terzi, fino alla nascita della nostra realtà.
Resom nasce nel 2018, con una produzione attestata al 2023 di 15.000 bottiglie. Ci piace definirci una tipica azienda trentina, con piccoli appezzamenti suddivisi tra 9 ettari di possedimento, collocati a diverse altitudini, partendo dai più bassi situati a fondo della Val d’Adige, tra 300 e 350 metri, mentre i più alti a circa 600/700 metri di altezza.
I vigneti sono di diverse annate (l’età media è di circa 30/35 anni), alcuni abbastanza storici e altri nuovi. Due ettari, tra cui quello destinato allo Chardonnay per la produzione di “Quinto” , ha una età superiore ai 70 anni ed è il vigneto più vecchio che abbiamo, mentre quelli più giovani sono i vari Pinot Nero, Pinot Meunier, Gewurztraminer.

Da qualche anno è iniziata la coltivazione di un vigneto resistente, il Suvignier Gris, su un appezzamento di 2000 m2, con elevate pendenze dove vengono richieste lavorazioni manuali.

Affrontiamo questo esperimento speranzosi di ottenere un gran prodottto, volendo ottenere un vino fuori dagli schemi.

I vigneti a bacca rossa, tra cui Teroldego e le uve bordolesi, li ritroviamo nella zona di Lamar di Gardolo (sede della nostra cantina di trasformazione), facilmente raggiungibile prendendo l’uscita di “Trento Nord”. Mentre i vitigni a bacca bianca Muller Turgau, Gewurztraminer, le basi spumanti come Chardonnay, Pinot Nero, Pinot Meunier sono situati sopra i 400 m a nord est di Trento.

Particolarità di questi vigneti è quella di affacciarsi alla Val d’Adige, eccetto uno, situato all’inizio della Val Sugana, precisamente a Madrano.

Vari vigneti, varie tipologie di uve ma essendo noi ancora un’azienda giovane, in sviluppo anno dopo anno, vinifichiamo al momento solamente il 35% del raccolto, mentre il resto lo conferiamo ad altri produttori. Tra qualche anno l’obiettivo sarà di vinificare l’intero raccolto.

Grazie a questa varietà di vigneti, da differenti altitudini e differenti espressioni dei vini,  riusciamo a produrre addirittura 7 etichette.

Per i bianchi un Trentodoc, chiamato “Brek”, Metodo Classico, 100% Chardonnay, ottenuto con una lavorazione particolare, il 20% della massa fermenta in barrique usate e segue 36 mesi di affinameto sui lieviti. Continuiamo con due bianchi fermi autoctoni (Muller Turgau e Gewurtztraminer) e uno Chardonnay fermo, per il quale è previsto un anno di affinamento in legno. La “squadra rossa” è composta da un “Teroldego”, un taglio bordolese (Merlot e Cabernet Sauvignon) e una Riserva di Merlot in purezza.


Offrite tante tipologie per un numero ridotto di bottiglie, è così?

T.M. È la nostra volontà, far capire al consumatore come cambiano le uve (e di conseguenza i vini) posizionate in zone e altitudini diverse. Chiaramente i vigneti devono essere coltivati nelle zone adeguate per potersi esprimere al massimo. Ad esempio, nelle zone più calde del fondovalle, coltiviamo i vitigni a bacca rossa desinati ai tagli bordolesi adatti all’affinamento e lunghe maturazioni. Alzandosi di altitudine abbiamo più escursioni termiche con giornate calde (e quindi accumulo di zuccheri e aromi) e notti fresche che mantengono l’acidità, importantissima per ottenere basi spumante oppure per dare più equilibrio e freschezza a vini ottenuti da uve aromatiche come Gewurztraminer o Muller Turgau. Da qui la decisione di impiantare a queste altitudini più elevate i vitigni a bacca bianca. All’appello manca la riserva del Metodo Classico, (prima annata prodotta è la 2018) per la quale abbiamo previsto un affinamento sui lieviti di 100 mesi, con un anno di riposo in bottiglia post-sboccatura. È uno spumante a cui puntiamo molto, le uve vengono coltivate a 600 metri di altezza con rese intorno ai 35/40 quintali ettaro e resa per pianta attestata a circa 7/8 grappoli. Infine la resa uva/vino è di circa il 40%, il restante viene utilizzato nel “Brek”. Un’attività che facciamo e che mi piace sottolineare nella lavorazione di questa riserva, è di capovolgere le bottiglie a circa metà permanenza sui lieviti, facendo emergere i lieviti e donare ancora più aromaticità e complessità al prodotto, oltre che liberando posto alle nuove annate.

Ci sono degli aneddoti che vuoi raccontarci rispetto ad un prodotto a cui sei più legato?

T.M. Due prodotti stanno riscontrando tanto successo, il primo per delle esigenze del mercato (e stiamo parlando del nostro Metodo Classico) dove gli spumanti vivono un momento d’oro, grazie alla ricerca di prodotti più evoluti e più importanti. Questa zona del Trentino è molto vocata per ospitare uve destinate alla produzione di spumanti, in quanto i vigneti sono collocati sopra i 500 metri di altitudine, i terreni sono rocciosi e calcarei, donando freschezza e mineralità al vino.

Il secondo è un prodotto diciamo “anticonvenzionale”, che è il nostro Merlot Riserva, di cui produciamo solamente 600 bottiglie. Un Merlot definibile “fuori dagli schemi”, infatti solitamente viene vinificato come vino fresco e di pronta beva senza cercare affinamenti lunghi. Nelle nostre terre è stata vista come uva rossa destinata alla  quantità, con rese altissime, vinificazioni con il 70% del prodotto e vendite molto precoci. Risultato? Poca richiesta sul mercato e conseguente calo di produzione, destinando il Merlot a ruolo di “Uva da Taglio”.

In Resom abbiamo voluto riprendere questa nobile uva secondo un approccio diverso, creare un prodotto degno del gusto di nostro nonno, grande amante del Merlot. Il vigneto è il medesimo utilizzato per il taglio bordolese, ma selezioniamo i grappoli migliori e lavoriamo l’uva con vinificazioni molto attente. Inizialmente una macerazione a contatto con le bucce della durata di circa 14-20 giorni, lavorando solo con uve perfettamente mature e sane (a volte anche surmature). Situazione questa che permette macerazioni lunghe, estraendo la massima espressione da ogni grappolo. Ad esempio, i vinaccioli vengono eliminati verso la fine di questo processo, riuscendo a mantenere il “tannino buono”, così il vino potrà “sopportare” una longevità maggiore.

Terminata la macerazione, filtriamo solo il vino fiore separandolo dalle bucce, segue un affinamento di circa due anni e mezzo in barrique usate (secondo-terzo passaggio), chiudendo il percorso con un anno di maturazione in bottiglia.

Hai parlato di un mercato richiedente numeri importanti di bottiglie “Trentodoc”, vuoi darci un tuo punto di vista rispetto al presente ma soprattutto al futuro di questo spumante?

T.M.: Esatto, un momento d’oro per questo “spumante di montagna”, grazie al lavoro svolto dall’istituto Trentodoc, che si occupa di marketing e pubblicità, organizza eventi sia in Italia che all’estero, concentrandosi soprattutto sulla comunicazione finalizzata alla valorizzazione del nome.

Una cosa secondo me importante, che potrebbe portare questo spumante a competere con la Franciacorta, sarebbe  agevolare l’entrata di produttori (anche piccoli) aumentando il numero di vignaioli e di conseguenza una produzione crescente, cosa di cui il Trentodoc ha assolutamente bisogno. Questa strada deve essere intrapresa però mantenendo l’elevata qualità raggiunta (con tanta fatica) dai produttori.

Indossi una bella maglietta della FIVI (Vignaioli Indipendenti), a cosa è dovuta la scelta di associarsi?

T.M. C’è stato subito feeling con l’associazione sin dalla nascita di “Resom”, addirittura conoscevo già vignaioli FIVI prima dell’inizio di questa mia avventura enologica. La filosofia di FIVI, ovvero gestire tutta la produzione dalla A alla Z, dalla vigna alla vendita, produrre il vino dalle proprie uve esclusivamente nei possedimenti dell’azienda, è stata un’idea da subito abbracciata da Resom, perchè il vignaiolo è messo al centro del progetto. La forza di FIVI è essere una famiglia, scambiarsi pareri, opinioni tra vignaioli più e meno esperti, l’assoluta mancanza di concorrenza, vista la varietà diversificata di prodotti proposti da ogni produttore.

Non solo uno scambio di idee, ma aiuto reciproco a livello manuale. Ci sono stati casi in cui fisicamente un produttore è intervenuto presso un altro “vignaiolo FIVI” aiutandolo manualmente in qualche attività.

Tanti vini, tante possibilità di abbinamento, secondo te quali sono i migliori piatti abbinati ai vostri vini?

T.M.: Il nostro TrentoDoc lo consiglio con una  classica tartare di manzo, Trentingrana e un filo d’olio.

Il Muller-Turgau direi che trova la sua dimensione come aperitivo o in accostamento ad antipasti di pesce crudo, così come il Gewurztraminer, abbinato a pesce cotto alla griglia, per esempio una trota o pesci di mare in generale. Con il “Quinto” (Chardonnay) proverei delle carni bianche oppure dei canederli mentre il Teroldego lo trovo molto versatile e con ottima acidità. Non lo abbinerei a carni ma ad un buon risotto al teroldego, l’abbinamento migliore. É stato un piacere conoscere Tommaso, gli auguriamo tanta fortuna e un augurio di riprendersi al meglio, una forte grandinata ha danneggiato il raccolto e il 2024 non vedrà purtroppo una vendemmia. Di seguito i contatti per una piacevole visita in cantina e un asaggio dei suoi prodotti.

Cantina Resom

Sede produttiva: via di Lamar 22, 38121  Lamar di Gardolo, TN

info@cantinaresom.it
Tommaso: 331 747 91 60

Ringraziamo i nostri lettori, al prossimo appuntamento con Aspi News e naturalmente auguriamo sempre un   Buon vino, e visto il periodo, Buone vacanze!

Intervista e articolo a cura di Simone Della Torre

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