Focus su…i vitigni PIWI

Cambiamento climatico, peronospora, oidio, termini che nominati ad un viticoltore fanno letteralmente mettere le mani nei capelli e correre in vigna per salvare il raccolto.

Avvenimenti che sono sotto gli occhi di tutti negli ultimi anni e nel 2023 hanno portato ad una riduzione della produzione di vino tra il 20% e 24% a livello nazionale, il che significa parecchi danni economici per i nostri tanto amati vigneron.

Quali soluzioni?

Una di queste è l’adozione di vitigni resistenti, i cosiddetti PIWI, rappresentanti di una nuova frontiera nella viticoltura sostenibile. Queste varietà, ottenute incrociando vitigni tradizionali con tipologie resistenti, sono caratterizzati da maggiore resistenza a malattie fungine e dunque molto adatti ad affrontare il cambiamento climatico che le Università di Friburgo e Udine hanno parecchio studiato per regalarci questa tipologia di uva.
Sostenibili perché riducono i trattamenti, l’utilizzo dell’acqua per i trattamenti e meno emissioni di CO2 dovuta al passaggio nei campi dei trattori.
Assolutamente da chiarire che questi vitigni non sono OGM, in quanto ibridati e derivati dall’incrocio di due o più varietà di uva, un donatore di resistenza e un vitigno che si vuole far incrociare.
Autorizzati alla coltivazione in Friuli, Veneto, Trentino e Lombardia.

Un vitigno che racchiude tutte queste peculiarità è il Solaris

Che cosa è il Solaris?

E’ un vitigno a bacca bianca, nato in Germania nel 1975, incrociando tre varietà: Merzling x ( Zarya severa x Muscat Ottonel) Vitigno sostenibile grazie alla fortissima riduzione dei trattamenti, il nome del vitigno fa riferimento al sole, per il suo vigore e la precocità.
Il vitigno è caratterizzato da un tralcio brunastro, con una foglia trilobata di grandezza media, con bollosità medio-bassa della parte superiore.
Grappolo di media dimensione e compattezza. Acino medio piccolo, ellittico, di colore verde giallo intenso se esposto al sole. Germogliamento, fioritura e maturazione sono precoci, la resa dell’uva è media e il tenore zuccherino del mosto è molto elevato.

Dove viene utilizzato?

Iscritto nel “Registro Nazionale della varietà di vite” nel 2013, in Italia viene utilizzato in tutta la regione Lombardia e nelle province di: Trento, Belluno, Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Verona, Vicenza. Non può essere utilizzato in nessuna Denominazione D’origine, ma è ammessa nelle seguenti IGT:

Alto Livenza, Colli Trevigiani, Conselvano, Trevenezie, Marca Trevigiana, Alpi Retiche, Vallagarina, Veneto, Veneto Orientale, Verona o Provincia di Verona o Veronese, Vigneti delle Dolomiti (in lingua tedesca Weinberg Dolomiten)

È particolarmente adatto alle condizioni nordiche. In Germania occupa 91 ettari di vigneto. Nel 2009, l’azienda vinicola del Rheingau Balthasar Ress ha piantato le viti Solaris sull’isola del Mare del Nord Sylt, che appartiene allo Schleswig-Holstein. Ci sono anche altri stock in Belgio, Danimarca, Svezia, Svizzera (20 ettari) e                Norvegia (8 ettari). Nel 2016 é stato segnalato un totale di 118 ettari di vigne (statistiche Kym Anderson).

E i produttori?

Una gentilissima collaborazione l’abbiamo ricevuta da “Terre del Lagorai” sita in Borgo Valsesia (TN), da parte dell’ enologo Stefano Dalledonne che ci invia una breve descrizione del loro “Solaris” Vigneti delle Dolomiti IGT.

All’imbocco della Val di Sella, situata nella zona di Spagolle e di Oltrebrenta, coltiviamo il vitigno Solaris. Esposizione sud-est, nella nostra zona il Solaris viene raccolto molto presto, attorno al 20 di agosto, addirittura prima delle basi spumanti. Lo coltiviamo in zone con altitudini ed esposizioni diverse. Viene piantato vicino ai centri abitati / bordure proprio per la sua tolleranza alle principali crittogame della vite. Raggiunge una gradazione alcolica superiore ai 13 % vol alcool e ha acidità molto sostenuta (circa 8 g/L), che però ben si amalgama grazie alla struttura importante del vino.

 Dichiarano una resa per ettaro di circa 8/9 quintali, una vinificazione in bianco con pressatura soffice e fermentazione a temperatura controllata in serbatoi di acciaio inox. Nella scheda di degustazione inviataci, ritroviamo: alla vista un colore giallo paglierino con riflessi verso il dorato. Per la parte olfattiva riconosciamo frutta agrumata fresca su cui spicca il frutto maracuja (frutto della passione) Al palato invece fresco in bocca su di una struttura ben equilibrata polialcolica, note di sapidità emergono nel finale accompagnando in una intrigante PAI (persistenza aromatica intensa)
In abbinamento, ottimo come aperitivo molto bene a carni bianche, pesce e crostacei, è l’ideale anche in abbinamento a piatti della cucina asiatica, speziati al cardamomo, curry, curcuma, noce moscata, uvetta, frutta secca.

Essendo una varietà con una storia piuttosto breve, perché la coltivazione di questa varietà é iniziata nel 2016, l’enologo ci informa di alcuni assaggi di bottiglie messe da parte ritrovando in evoluzione: “Note di idrocarburi che ricordano quelle del Riesling”.

Un particolare ringraziamento va invece alla “Società Agricola Caferro”, situata a Vò in provincia di Padova che ci ha inviato un campione di “Solaris IGT Veneto”, prodotto con 100% Solaris coltivato su un terrento argilloso-calcareo di origine vulcanica.

Con piacere procediamo con la degustazione del vino secondo scheda ASPI di questo “Solaris IGT Veneto”:

“Alla vista il vino si presenta limpido, colore giallo paglierino scarico con riflessi verdolini.                          Roteando il calice, il vino risulta scorrevole, con archetti medi e veloci.

Al naso il vino risulta piuttosto intenso, piuttosto complesso, di qualità fine con aromi di tipo secondario, con sentori floreali di fiori bianchi, sambuco, fiori di campo, frutta fresca a bacca bianca, pera, mela verde. Roteando il calice troviamo sentori di pesca a polpa bianca, pompelmo e una leggera nota di anice.

Al palato, secco, appena caldo, piuttosto morbido, fresco di acidità leggermente sapido.

Vino di buon corpo, piuttosto intenso, piuttosto equilibrato tendente alle durezze vista la giovinezza del prodotto. La bocca rimane fresca e pulita, con una media persistenza, finale piacevolmente amarognolo e fruttato.

Consigliata una temperatura di servizio di 8-10°. Abbinamenti con aperitivi, piatti estivi freschi, carni bianche, pesce di mare non grasso.

Dunque sarà questa una nuova frontiera per combattere i problemi derivanti dal cambiamento climatico? Sicuramente questi potranno essere delle armi a favore dei produttori per poter continuare a produrre ottimi prodotti e visti anche i vari concorsi dedicati e premi dati a vari prodotti monovarietali Piwi, possiamo stare tranquilli.

Come sempre diamo appuntamento ai nostri lettori al prossimo articolo e rinnoviamo l’augurio di

Buon vino

Articolo scritto e curato da Simone Della Torre

 

 

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